Pensiero e azione – 5
2025, 4a ediz., brossura, pagine 416
euro 20,00
Mi sono spesso chiesto che fine faccia la carta stampata che, animaletti perniciosi, diffondiamo con sempre maggiori difficoltà. Quali effetti concreti ha essa sulla realtà in cui viviamo? Riusciamo a farci sentire? Oppure, come falene impazzite, ci aggiriamo nei dintorni della fiamma fino a bruciarci le ali? In particolare questo libro ha avuto, fin dal momento della sua prima uscita, nel 1985, la pretesa di spingere alla lotta attraverso due strade: la teoria e la pratica. Si è potuto cogliere la parte visibilmente concretizzata di questa pretesa? Oppure tutto è andato via via dissolvendosi nel distinguo maniacale della scolasticizzazione, da un lato, e nell’equivoco muscolare di una forma ottusamente organizzativa, dall’altro lato? Non so rispondere a queste domande e ho visto lo smarrimento negli occhi dei miei non pochissimi ascoltatori nelle conferenze che sono andato facendo in giro in Europa. Avvertivo, e avverto, la necessità di una disincrostazione del mito insurrezionale, per come è stato costruito più dalla stampa e dall’occhiuta attenzione della repressione che dalle nostre teorie. Ma si tratta di un lavoro di Sisifo. Non è praticamente possibile venirne a capo. Appena si accende un barlume critico, ecco profilarsi il ginepraio dei malintesi, delle parole che moltiplicano il proprio significato, delle ridondanze apocalittiche. Resta l’attività frenetica degli imbalsamatori di professione, coloro che riescono a rimettere insieme i pezzi di una qualsivoglia disossata organizzazione. Costoro accudiscono incessantemente non al compito precipuo dell’attacco contro il nemico ma alla visitazione del proprio lessico reboante, minaccioso come può esserlo una catastrofe in un vilissimo vaso da notte. Nei loro gesti va individuata non tanto la sostanza ma il fantasma, non il corpo vivo ma gli aromi letterari (presi ovviamente a prestito) usati per nascondere il lezzo di cadavere. L’azione che dovrebbe parlare da sé, tace. Aveva, l’azione di cui parliamo, quel genere di azione, polsi sottili, voce flebile, agghindamenti d’accatto. E da sé non trovava fiato per reggersi, semplicità e compostezza morale, per cui doveva rinvenire qua e là coprivergogne esplicative, sigle dal fascino segreto quanto infimo, sgraziati giochini di parole. Prima, molto prima, la tesi era lineare: individuare il nemico, attaccarlo, e non potendo illudersi di una distruzione definitiva, prediligere la riproducibilità dell’attacco. Nessuna scelta notturna a se stessa, nessun segno fascinoso da lasciare agli angoli delle strade, nessuna nervatura clandestina, difesa o baluardo per altre componenti immaginate più deboli e bisognose di sostegno. Ogni azione non è mai quello che non può essere, cioè quello che vorremmo che fosse, essa è semplicemente quello che è. Un attacco contro il nemico non racchiude in sé più estrosa creatività e fantastica capacità liberatoria di quanto siamo capaci di donargli. E la nostra forza non si alimenta soltanto di sogni ma anche di deiezioni. Siamo l’apice della fecondità e l’abisso inelegante del fare.
Contenuto del volume
Introduzioni – Parte prima: 1. Che cos’è l’insurrezione – 2. Lotta rivoluzionaria e insurrezione – 3. La ribellione - 4. La logica dell’insurrezione – 5. Strategie e metodi insurrezionali – Parte seconda: 1. “Sinistra Libertaria” – 2. I nuclei autonomi di base – 3. Per l’organizzazione specifica – 4. La lotta insurrezionale a Comiso contro la base missilistica – 5. A noi il Papa non piace