Titoli
“La guerre sociale”
Abbondanza e miseria nelle società primitive
Opuscoli provvisori – 56
2013, pagine 62
euro 4,00
Ambedue presenti, l’abbondanza e la miseria, caratterizzano le società cosiddette primitive. Questo testo documenta agevolmente tale realtà, lontano dai fumi teorici di un’antropologia tutt’ora in corso di liberazione dalle iniziali ipoteche razziste. Forse nulla di ciò, anche se osservato nelle sue pieghe più recondite, può essere veramente utile per la nostra futura, indispensabile, liberazione dalle catene della proprietà e dello sfruttamento. Eppure c’è una piccola luce, una capacità di cui non siamo nemmeno in grado di immaginare la portata liberatoria, quella di godere della propria vita, di non correre avanti e indietro come dissennati soddisfacendo impegni privi di senso, diretti solo a farci sopravvivere tra scadenze, promesse, illusioni e imbrogli. In questo ci deve essere per forza qualcosa di sbagliato. E ciò lo devono ammettere non solo tutti quelli che sentono bruciare le proprie spalle sotto la sferza del padrone, ma perfino gli stessi padroni con il braccio dolorante per l’eccessivo uso della frusta. Non è certo da un documento come questo che si può aspettare una luce su tanto groviglio di inveterati problemi, eppure la sua lettura produce lo stesso un senso di rabbia, di rabbia contro la nostra comodità e la nostra pigrizia. Quando cesseremo di considerarci civilizzati? Quando ci metteremo sotto i piedi le nostre sacrosante verità?
2013, pagine 62
euro 4,00
Ambedue presenti, l’abbondanza e la miseria, caratterizzano le società cosiddette primitive. Questo testo documenta agevolmente tale realtà, lontano dai fumi teorici di un’antropologia tutt’ora in corso di liberazione dalle iniziali ipoteche razziste. Forse nulla di ciò, anche se osservato nelle sue pieghe più recondite, può essere veramente utile per la nostra futura, indispensabile, liberazione dalle catene della proprietà e dello sfruttamento. Eppure c’è una piccola luce, una capacità di cui non siamo nemmeno in grado di immaginare la portata liberatoria, quella di godere della propria vita, di non correre avanti e indietro come dissennati soddisfacendo impegni privi di senso, diretti solo a farci sopravvivere tra scadenze, promesse, illusioni e imbrogli. In questo ci deve essere per forza qualcosa di sbagliato. E ciò lo devono ammettere non solo tutti quelli che sentono bruciare le proprie spalle sotto la sferza del padrone, ma perfino gli stessi padroni con il braccio dolorante per l’eccessivo uso della frusta. Non è certo da un documento come questo che si può aspettare una luce su tanto groviglio di inveterati problemi, eppure la sua lettura produce lo stesso un senso di rabbia, di rabbia contro la nostra comodità e la nostra pigrizia. Quando cesseremo di considerarci civilizzati? Quando ci metteremo sotto i piedi le nostre sacrosante verità?
31 dic 2016 Leggi il testo completo...
John Zerzan
Musica. Tonalità e totalità
Opuscoli provvisori – 55
2013, pagine 54
euro 4,00
Non è una faccenda di sperimentazione, per rompere il rumore non basta il silenzio, come si è potuto vedere nei fatti, un silenzio fatto di angosciosa attesa, come quello spazio di tempo che passa tra il sibilo e lo scoppio di una bomba. Nel silenzio sta la paura, la paura di essere quello che un meccanismo decisamente più forte di noi sotto molti aspetti vuole che siamo, cadaveri viventi. La prima funzione della musica è l’addormentamento sociale, più ancora di venire percepita come espressione culturale essa è usufruita passivamente come distrazione, come sospensione della coscienza di sé, come passatempo, come filo comune per identificare l’appartenenza di gruppo, insomma qualsiasi cosa che possa far sospendere la preoccupante coscienza critica che minaccia di chiedere continuamente conto della vita che ognuno di noi spende quotidianamente in maniera sconsiderata, della nostra unica vita. Ma questo processo può essere mantenuto solo a condizione che la musica permanga all’interno delle regole tonali, cioè non richieda uno spirito critico sveglio ma possa essere “ascoltata” – non ha importanza in che occasione o con che spirito ricettivo – come un riempitivo della mente, un contenuto che fluisce senza creare problemi, senza dissonanze troppo evidenti quando queste sono ricercate dal musicista – vedi i casi della sperimentazione musicale – l’ascolto cade e il discorso della musica si riduce a un soliloquio del tutto trascurabile. Con buona pace di tutti gli illusi che attendono ancora la liberazione da qualche imprevedibile accordo in do bemolle.
2013, pagine 54
euro 4,00
Non è una faccenda di sperimentazione, per rompere il rumore non basta il silenzio, come si è potuto vedere nei fatti, un silenzio fatto di angosciosa attesa, come quello spazio di tempo che passa tra il sibilo e lo scoppio di una bomba. Nel silenzio sta la paura, la paura di essere quello che un meccanismo decisamente più forte di noi sotto molti aspetti vuole che siamo, cadaveri viventi. La prima funzione della musica è l’addormentamento sociale, più ancora di venire percepita come espressione culturale essa è usufruita passivamente come distrazione, come sospensione della coscienza di sé, come passatempo, come filo comune per identificare l’appartenenza di gruppo, insomma qualsiasi cosa che possa far sospendere la preoccupante coscienza critica che minaccia di chiedere continuamente conto della vita che ognuno di noi spende quotidianamente in maniera sconsiderata, della nostra unica vita. Ma questo processo può essere mantenuto solo a condizione che la musica permanga all’interno delle regole tonali, cioè non richieda uno spirito critico sveglio ma possa essere “ascoltata” – non ha importanza in che occasione o con che spirito ricettivo – come un riempitivo della mente, un contenuto che fluisce senza creare problemi, senza dissonanze troppo evidenti quando queste sono ricercate dal musicista – vedi i casi della sperimentazione musicale – l’ascolto cade e il discorso della musica si riduce a un soliloquio del tutto trascurabile. Con buona pace di tutti gli illusi che attendono ancora la liberazione da qualche imprevedibile accordo in do bemolle.
19 dic 2016 Leggi il testo completo...
“La banquise”
Per un mondo senza morale
Opuscoli provvisori – 54
2013, pagine 56
euro 4,00
Via le catene. Grande progetto, ma poi? Qui le chiacchiere si ergono come tanti fantasmi di un passato non del tutto scomparso. In effetti gli schiavi, vissuti da sempre alla catena, come possono immaginarsi di riuscire a muoversi liberamente? Ci riescono con fatica. Il campo delle costruzioni utopiche ha ospitato tanti grandi anime in buona fede, ma anche tante animelle in cerca di un rifugio dove andare a nascondere la propria paura di respirare aria libera fuori della tradizionale prigione. Più facile progettare la rivolta, l’insurrezione e perfino la rivoluzione definitiva, quella che bene o male riusciamo a intravedere anche al di là del fuoco delle distruzioni e degli indispensabili massacri dei responsabili del mondo vecchio costretto, dalla nostra azione collettiva e coraggiosamente diversa, ad andare in frantumi. Più difficile quello che viene dopo. Dopo ci sono gli orpelli, le sfumature, i distinguo, i ricordi degli antichi fantasmi che ci menavano al guinzaglio, sostituendosi, di tanto in tanto, alla frusta netta e genuina del torturatore di turno. Le sottigliezze dei metafisici e dei teologi, le grandi idee, i sogni di perfezione, perfino la stessa libertà, adesso concretamente tangibile, deve fare i conti con l’immagine che di essa ci eravamo fatti prima, quando restava un ideale e un sogno per poveri derelitti. In una parola, la morale. E questo piccolo libro è in questa piaga che mette il dito, e stuzzica tessuti ulcerati che anche con tutta la buona volontà di un inguaribile utopista non si possono immaginare del tutto guariti, taumaturgicamente, dall’evento trasformativo della rivoluzione.
2013, pagine 56
euro 4,00
Via le catene. Grande progetto, ma poi? Qui le chiacchiere si ergono come tanti fantasmi di un passato non del tutto scomparso. In effetti gli schiavi, vissuti da sempre alla catena, come possono immaginarsi di riuscire a muoversi liberamente? Ci riescono con fatica. Il campo delle costruzioni utopiche ha ospitato tanti grandi anime in buona fede, ma anche tante animelle in cerca di un rifugio dove andare a nascondere la propria paura di respirare aria libera fuori della tradizionale prigione. Più facile progettare la rivolta, l’insurrezione e perfino la rivoluzione definitiva, quella che bene o male riusciamo a intravedere anche al di là del fuoco delle distruzioni e degli indispensabili massacri dei responsabili del mondo vecchio costretto, dalla nostra azione collettiva e coraggiosamente diversa, ad andare in frantumi. Più difficile quello che viene dopo. Dopo ci sono gli orpelli, le sfumature, i distinguo, i ricordi degli antichi fantasmi che ci menavano al guinzaglio, sostituendosi, di tanto in tanto, alla frusta netta e genuina del torturatore di turno. Le sottigliezze dei metafisici e dei teologi, le grandi idee, i sogni di perfezione, perfino la stessa libertà, adesso concretamente tangibile, deve fare i conti con l’immagine che di essa ci eravamo fatti prima, quando restava un ideale e un sogno per poveri derelitti. In una parola, la morale. E questo piccolo libro è in questa piaga che mette il dito, e stuzzica tessuti ulcerati che anche con tutta la buona volontà di un inguaribile utopista non si possono immaginare del tutto guariti, taumaturgicamente, dall’evento trasformativo della rivoluzione.
9 dic 2016 Leggi il testo completo...
Anton Pannekoek
Il sindacalismo
Opuscoli provvisori – 53
2013, pagine 48
euro 4,00
Ancora un contributo paleontologico. A tutta prima sembra valutazione evidente, ma non è così. Una critica del sindacalismo proveniente da lontano e, proprio per questo, palesemente tutt’altro che vecchia. Oggi gli sfruttati si dibattono in mezzo al medesimo guado, non riescono ad andare avanti e non pensano nemmeno – non lo possono – di tornare indietro. E con loro gli anarchici, almeno quelli pensosi del problema di come fare qualcosa per andare verso la rivoluzione, quella anarchica, beninteso, che di altre rivoluzioni, piccole o grandi, con ghigliottine al lavoro o meno, sono piene le pagine dei rotocalchi. Muta la fenomenologia dei pagliacci al governo, mutano gli effetti sanguinosi che si materializzano sulla schiena degli schiavi ormai segnata dalle nerbate, ma la faccia di bronzo dei sindacalisti permane sempre identica. Impassibili mummie a guardia del proprio orticello. L’ultimo pensiero che attraversa quei pochi grammi di materia grigia (cuore latitante, questo è ovvio) che galleggiano nella loro scatola cranica è per i propri interessi e per quelli dei capitalisti – messi a dura prova dai rudi assestamenti degli equilibri internazionali della finanza – non certo per quelli dei lavoratori. Quando il funerale di questi odiosi burocrati?
2013, pagine 48
euro 4,00
Ancora un contributo paleontologico. A tutta prima sembra valutazione evidente, ma non è così. Una critica del sindacalismo proveniente da lontano e, proprio per questo, palesemente tutt’altro che vecchia. Oggi gli sfruttati si dibattono in mezzo al medesimo guado, non riescono ad andare avanti e non pensano nemmeno – non lo possono – di tornare indietro. E con loro gli anarchici, almeno quelli pensosi del problema di come fare qualcosa per andare verso la rivoluzione, quella anarchica, beninteso, che di altre rivoluzioni, piccole o grandi, con ghigliottine al lavoro o meno, sono piene le pagine dei rotocalchi. Muta la fenomenologia dei pagliacci al governo, mutano gli effetti sanguinosi che si materializzano sulla schiena degli schiavi ormai segnata dalle nerbate, ma la faccia di bronzo dei sindacalisti permane sempre identica. Impassibili mummie a guardia del proprio orticello. L’ultimo pensiero che attraversa quei pochi grammi di materia grigia (cuore latitante, questo è ovvio) che galleggiano nella loro scatola cranica è per i propri interessi e per quelli dei capitalisti – messi a dura prova dai rudi assestamenti degli equilibri internazionali della finanza – non certo per quelli dei lavoratori. Quando il funerale di questi odiosi burocrati?
30 nov 2016 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Nichilismo e volontà di potenza
Opuscoli provvisori – 52
2013, 2a ediz., pagine 126
euro 4,00
L’usbergo della volontà ha protetto per molto tempo gli anarchici, è tempo che qualcuno rifletta sui costi di questo baluardo, costi psicologici e, in ultima analisi, costi sociali, rivoluzionari. Volere, prima di ogni cosa, è automatismo della coscienza immediata, cioè intima connessione del processo fattivo con cui siamo legati alla vita amministrata e coatta che conduciamo nella quotidianità, misura del quantitativo, prima di tutto, quindi dell’accumulabile e del possedibile, parte del nostro cuore che si inaridisce, in questo modo, e deve essere tutelata, difesa, custodita, accudita, insomma protetta da tutti gli attacchi che dall’esterno possono metterla in pericolo. Ma volere è anche utile, in quanto ci mette a disposizione quegli strumenti che sono indispensabili alla lotta, primo fra tutti lo strumento conoscitivo, la cultura, la capacità di capire i meccanismi naturali e sociali di un mondo di cui, bene o male, facciamo parte. E poi? Poi dovremmo avere la capacità di capire che la volontà, da sola, non basta a fornirci una distanza critica tra queste acquisizioni (sia pure indispensabili) e l’azione. L’attacco al nemico che ci soffoca e ci costruisce attorno i muri all’interno dei quali viviamo la nostra vita coatta di tutti i giorni, sia pure con i crismi della volontà capace di decidere e di conoscere, di valutare e comprendere i limiti di quello che acquisiamo e difendiamo, deve spezzare questi muri, quindi anche il meccanismo volontario che partecipa del mantenimento e del perfezionamento di essi, e questa rottura oltrepassa qualsiasi capacità di volere o di conoscere.
2013, 2a ediz., pagine 126
euro 4,00
L’usbergo della volontà ha protetto per molto tempo gli anarchici, è tempo che qualcuno rifletta sui costi di questo baluardo, costi psicologici e, in ultima analisi, costi sociali, rivoluzionari. Volere, prima di ogni cosa, è automatismo della coscienza immediata, cioè intima connessione del processo fattivo con cui siamo legati alla vita amministrata e coatta che conduciamo nella quotidianità, misura del quantitativo, prima di tutto, quindi dell’accumulabile e del possedibile, parte del nostro cuore che si inaridisce, in questo modo, e deve essere tutelata, difesa, custodita, accudita, insomma protetta da tutti gli attacchi che dall’esterno possono metterla in pericolo. Ma volere è anche utile, in quanto ci mette a disposizione quegli strumenti che sono indispensabili alla lotta, primo fra tutti lo strumento conoscitivo, la cultura, la capacità di capire i meccanismi naturali e sociali di un mondo di cui, bene o male, facciamo parte. E poi? Poi dovremmo avere la capacità di capire che la volontà, da sola, non basta a fornirci una distanza critica tra queste acquisizioni (sia pure indispensabili) e l’azione. L’attacco al nemico che ci soffoca e ci costruisce attorno i muri all’interno dei quali viviamo la nostra vita coatta di tutti i giorni, sia pure con i crismi della volontà capace di decidere e di conoscere, di valutare e comprendere i limiti di quello che acquisiamo e difendiamo, deve spezzare questi muri, quindi anche il meccanismo volontario che partecipa del mantenimento e del perfezionamento di essi, e questa rottura oltrepassa qualsiasi capacità di volere o di conoscere.
19 nov 2016 Leggi il testo completo...
Errico Malatesta
Anarchismo e insurrezione
Opuscoli provvisori – 51
2013, pagine 60
euro 4,00
Prima di tutto l’atto insurrezionale. Da che cosa si potrebbe cominciare il lungo cammino verso la rivoluzione anarchica? Non certamente solo dalle parole. E poi sarebbe auspicabile che a parteciparvi siano le masse, sia pure con la presenza non proprio gradevole, ma non per questo eludibile, delle forze politiche cosiddette progressiste. Che in queste forze si nascondano gli stimoli verso l’accondiscendenza e, peggio ancora, il tradimento, è cosa che sappiamo, ma che non può essere affrontata e risolta a priori. Quindi, eccoci nella lotta, con le masse, ma cominciando noi per primi, non aspettando l’avallo di nessuna “benedizione” popolare e nemmeno la presenza di possibili “compagni di strada”. Aspettare significa imputridire nel fango politico che ci circonda da ogni parte. E poi, aspettare che cosa? Che i tempi siano maturi, che le nostre forze crescano, che il nemico si indebolisca, che le masse prendano coscienza, che i politici di professione deflettano dai propri tornaconti? Assolutamente no. Che i chiacchieroni si tacciano, una buona volta.
2013, pagine 60
euro 4,00
Prima di tutto l’atto insurrezionale. Da che cosa si potrebbe cominciare il lungo cammino verso la rivoluzione anarchica? Non certamente solo dalle parole. E poi sarebbe auspicabile che a parteciparvi siano le masse, sia pure con la presenza non proprio gradevole, ma non per questo eludibile, delle forze politiche cosiddette progressiste. Che in queste forze si nascondano gli stimoli verso l’accondiscendenza e, peggio ancora, il tradimento, è cosa che sappiamo, ma che non può essere affrontata e risolta a priori. Quindi, eccoci nella lotta, con le masse, ma cominciando noi per primi, non aspettando l’avallo di nessuna “benedizione” popolare e nemmeno la presenza di possibili “compagni di strada”. Aspettare significa imputridire nel fango politico che ci circonda da ogni parte. E poi, aspettare che cosa? Che i tempi siano maturi, che le nostre forze crescano, che il nemico si indebolisca, che le masse prendano coscienza, che i politici di professione deflettano dai propri tornaconti? Assolutamente no. Che i chiacchieroni si tacciano, una buona volta.
9 nov 2016 Leggi il testo completo...
Friedrich Nietzsche
Ditirambi di Dioniso
Opuscoli provvisori – 50
2013, pagine 48
euro 4,00
Se non scritte di già al di là della soglia di non ritorno, queste poesie sono state riassettate e preparate per la stampa in piena crisi. Nietzsche scrive ormai biglietti e lettere che, ai più, sono sembrati privi di senso. Lo erano veramente? Non più di quanto appaia il tentativo realizzato nel consegnare agli assennati facitori di teorie, che ormai si era lasciato alla spalle, queste riflessioni poetiche, che tali sono, in linea con quanto aveva scritto di filosofico nella sua non lunga vita. Il fatto è che qui agisce la logica del tutto e subito, la stessa che rendeva non solo “incomprensibili” le menadi, ma che sconvolgeva l’assetto ben ordinato del mondo apollineo il quale, fra l’altro, costringeva le donne a mantenersi all’interno delle regole della cosiddetta buona creanza. E siccome tutto ciò che esce dalle regole causa fastidio, deve essere ricondotto, a ogni costo, all’interno di una spiegazione logica plausibile. Non ho letto mai, fra le centinaia di pagine sull’opera di Nietzsche che mi è piaciuto affrontare, un solo rigo degno di rispetto riguardo i ditirambi. Nessun filosofo ha mai ardito avventurarsi al di là dell’irriversibile, ogni buon uomo tiene alla propria incolumità. Sarà lo stesso per i pochi lettori di questi libretto? Spero di no.
2013, pagine 48
euro 4,00
Se non scritte di già al di là della soglia di non ritorno, queste poesie sono state riassettate e preparate per la stampa in piena crisi. Nietzsche scrive ormai biglietti e lettere che, ai più, sono sembrati privi di senso. Lo erano veramente? Non più di quanto appaia il tentativo realizzato nel consegnare agli assennati facitori di teorie, che ormai si era lasciato alla spalle, queste riflessioni poetiche, che tali sono, in linea con quanto aveva scritto di filosofico nella sua non lunga vita. Il fatto è che qui agisce la logica del tutto e subito, la stessa che rendeva non solo “incomprensibili” le menadi, ma che sconvolgeva l’assetto ben ordinato del mondo apollineo il quale, fra l’altro, costringeva le donne a mantenersi all’interno delle regole della cosiddetta buona creanza. E siccome tutto ciò che esce dalle regole causa fastidio, deve essere ricondotto, a ogni costo, all’interno di una spiegazione logica plausibile. Non ho letto mai, fra le centinaia di pagine sull’opera di Nietzsche che mi è piaciuto affrontare, un solo rigo degno di rispetto riguardo i ditirambi. Nessun filosofo ha mai ardito avventurarsi al di là dell’irriversibile, ogni buon uomo tiene alla propria incolumità. Sarà lo stesso per i pochi lettori di questi libretto? Spero di no.
31 ott 2016 Leggi il testo completo...
P. R. Mercier
Lettera di un franco tiratore su alcuni aspetti del modo di distruzione statale
Opuscoli provvisori – 49
2013, pagine 42
euro 4,00
C’è una distruzione che dovremmo potere avviare noi, tutti coloro che si richiamano alla rivoluzione anarchica, una distruzione del mondo vecchio sulle cui rovine costruire un mondo nuovo, unica soluzione per parlare correttamente, ancora una volta, e in modo coerente, di autogestione generalizzata, e poi c’è la distruzione in atto di ogni possibilità futura di vita migliore, di ogni mondo finalmente libero dalle brutture che contrassegnano la melma in cui viviamo, e questa seconda distruzione la stanno realizzando le forze congiunte del capitale e dello Stato. Pensare possibile una differente via di mezzo, un accordo a metà strada, un acconsentire, almeno in parte, in quella meno pericolosa – come da ogni dove ci viene suggerito – con i progetti repressivi, allo scopo di alleggerirne la portata e i danni, in modo da avere più forze a disposizione, più slancio e riserve di ossigeno, allo scopo di contrattaccare fondandosi su di un progetto di coinvolgimento politico con coloro che “sembrano” a prima vista capaci di percorrere un pezzo di strada insieme a noi, è un suicidio lento ma sicuro, uno svilimento delle nostre idee, dei nostri progetti e delle nostre stesse possibilità rivoluzionarie. Il radicalizzarsi delle nostre proposte non è tanto dovuto a quello che siamo stati capaci di fare, o a quello, adesso, che saremo capaci di fare, ma all’esistenza stessa dello scontro di classe, alla persistente camaleontica forza del nemico, messa in campo sotto mille aspetti e in grado, ancora una volta, di confondere le idee, suggerendo mirabilie e illusioni che possono ingannare solo gli sprovveduti.
2013, pagine 42
euro 4,00
C’è una distruzione che dovremmo potere avviare noi, tutti coloro che si richiamano alla rivoluzione anarchica, una distruzione del mondo vecchio sulle cui rovine costruire un mondo nuovo, unica soluzione per parlare correttamente, ancora una volta, e in modo coerente, di autogestione generalizzata, e poi c’è la distruzione in atto di ogni possibilità futura di vita migliore, di ogni mondo finalmente libero dalle brutture che contrassegnano la melma in cui viviamo, e questa seconda distruzione la stanno realizzando le forze congiunte del capitale e dello Stato. Pensare possibile una differente via di mezzo, un accordo a metà strada, un acconsentire, almeno in parte, in quella meno pericolosa – come da ogni dove ci viene suggerito – con i progetti repressivi, allo scopo di alleggerirne la portata e i danni, in modo da avere più forze a disposizione, più slancio e riserve di ossigeno, allo scopo di contrattaccare fondandosi su di un progetto di coinvolgimento politico con coloro che “sembrano” a prima vista capaci di percorrere un pezzo di strada insieme a noi, è un suicidio lento ma sicuro, uno svilimento delle nostre idee, dei nostri progetti e delle nostre stesse possibilità rivoluzionarie. Il radicalizzarsi delle nostre proposte non è tanto dovuto a quello che siamo stati capaci di fare, o a quello, adesso, che saremo capaci di fare, ma all’esistenza stessa dello scontro di classe, alla persistente camaleontica forza del nemico, messa in campo sotto mille aspetti e in grado, ancora una volta, di confondere le idee, suggerendo mirabilie e illusioni che possono ingannare solo gli sprovveduti.
19 ott 2016 Leggi il testo completo...
Anonimo
I tre impostori
Mosè – Gesù Cristo – Maometto
Opuscoli provvisori – 48
2013,
euro 4,00
D’Holbach no. Nemmeno Averroé, Pier delle Vigne, Poggio Bracciolini e Spinoza. Ma che importa? Come tutte le grandi sfide, questo piccolo libro oltrepassa i confini di un solo uomo, sia pure filosofo o scienziato. E in epoca recente, anzi recentissima, su di esso si sono esercitati, improvvidamente, i denti di scienziati e filosofi, senza risultato alcuno. Lo consegniamo così come sta, con lo stretto indispensabile di annotazioni, pochissime, e senza un apparato critico e storiografico che i secoli hanno fatto diventare tanto ingombrante quanto inutile. Che il lettore provveda da solo a trovare spunti di riflessione sulla stupidaggine umana e sulla fantasia di mistagoghi vari che l’hanno alimentata.
2013,
euro 4,00
D’Holbach no. Nemmeno Averroé, Pier delle Vigne, Poggio Bracciolini e Spinoza. Ma che importa? Come tutte le grandi sfide, questo piccolo libro oltrepassa i confini di un solo uomo, sia pure filosofo o scienziato. E in epoca recente, anzi recentissima, su di esso si sono esercitati, improvvidamente, i denti di scienziati e filosofi, senza risultato alcuno. Lo consegniamo così come sta, con lo stretto indispensabile di annotazioni, pochissime, e senza un apparato critico e storiografico che i secoli hanno fatto diventare tanto ingombrante quanto inutile. Che il lettore provveda da solo a trovare spunti di riflessione sulla stupidaggine umana e sulla fantasia di mistagoghi vari che l’hanno alimentata.
9 ott 2016 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Il ripristino degli dèi
Opuscoli provvisori – 47
2013, 2a ediz., pagine 108
euro 4,00
Non so se si sta aprendo una nuova prospettiva nello scontro che ci attende, che ci coinvolge da tanti decenni, sotto cieli sempre differenti ma sostanzialmente tutti incupiti dallo stesso, maleodorante, clima imposto dagli sfruttatori. Quello che so è che non intendo fare un passo indietro. Illudersi riguardo aperture o possibili interstizi dove ficcare il cuneo rivoluzionario definitivo è pura idiozia, o furbizia travestita, al lettore la valutazione che preferisce. Continuare la lotta significa agire in due direzioni: la prima richiede un approfondimento teorico del nemico che ci sta di fronte, delle sue strategie e dei suoi mezzi di offesa e di difesa di cui continua a dotarsi, la seconda consiste in una decisione, prima di tutto, di ordine personale, coinvolgersi e non aspettare che ci arrivi da qualche parte un’illuminazione. Quindi, attaccare, ancora una volta, con i mezzi di sempre o con mezzi nuovi, che ognuno, nel frattempo, si è saputo dare. Qui si apprestano alcune analisi sulle modificazioni della struttura produttiva. Forse andrebbero aggiornate, come qualcuno mi suggerisce, ma in fondo quello che stiamo vivendo in questo secondo decennio del secolo non è altro che il completamento e l’esacerbazione dei profondi cambiamenti del passaggio dal vecchio al nuovo millennio. Con buona pace di tutti coloro che pensano a un qualche meccanismo che oggettivamente scava nelle strutture del capitale costruendo in questo modo la rivoluzione del futuro.
2013, 2a ediz., pagine 108
euro 4,00
Non so se si sta aprendo una nuova prospettiva nello scontro che ci attende, che ci coinvolge da tanti decenni, sotto cieli sempre differenti ma sostanzialmente tutti incupiti dallo stesso, maleodorante, clima imposto dagli sfruttatori. Quello che so è che non intendo fare un passo indietro. Illudersi riguardo aperture o possibili interstizi dove ficcare il cuneo rivoluzionario definitivo è pura idiozia, o furbizia travestita, al lettore la valutazione che preferisce. Continuare la lotta significa agire in due direzioni: la prima richiede un approfondimento teorico del nemico che ci sta di fronte, delle sue strategie e dei suoi mezzi di offesa e di difesa di cui continua a dotarsi, la seconda consiste in una decisione, prima di tutto, di ordine personale, coinvolgersi e non aspettare che ci arrivi da qualche parte un’illuminazione. Quindi, attaccare, ancora una volta, con i mezzi di sempre o con mezzi nuovi, che ognuno, nel frattempo, si è saputo dare. Qui si apprestano alcune analisi sulle modificazioni della struttura produttiva. Forse andrebbero aggiornate, come qualcuno mi suggerisce, ma in fondo quello che stiamo vivendo in questo secondo decennio del secolo non è altro che il completamento e l’esacerbazione dei profondi cambiamenti del passaggio dal vecchio al nuovo millennio. Con buona pace di tutti coloro che pensano a un qualche meccanismo che oggettivamente scava nelle strutture del capitale costruendo in questo modo la rivoluzione del futuro.
4 ott 2016 Leggi il testo completo...
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Alfredo M. Bonanno, L’ospite inatteso
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Alfredo M. Bonanno, La dimensione anarchica
Pëtr Kropotkin, Il mutuo appoggio
Pëtr Kropotkin, Parole di un ribelle
A cura di Alfredo Bonanno, Estetica dell’anarchismo
Feral Faun, Rivoluzione selvaggia