Alfredo M. Bonanno
Il falso e l’osceno

Pensiero e azione – 10
2007, rilegato in tela, pagine 344
euro 20,00

L’analisi politica ha connaturata al proprio svolgimento una irrimediabile piattezza. Gli elementi critici che la compongono sono legati a doppio filo alle condizioni di funzionamento del processo politico. Come tutti sanno quest’ultimo non funziona senza il reperimento del consenso e la realizzazione di tutte quelle modifiche indispensabili a renderlo possibile.
La funzione dell’imbroglio ideologico all’interno di questo processo è quella che una volta veniva assicurata dalla religione. L’uomo moderno prega di meno ma, secondo la geniale intuizione di Hegel, sopperisce a questa diminuzione leggendo il giornale.
Viene ammesso, in linea di massima, che oggi i destinatari del messaggio politico, quindi i soggetti passivi sollecitati al consenso, sono più informati se non più colti, e che quindi l’imbroglio deve essere più sofisticato o, almeno, più articolato. La cosa è dubbia. Se qualche decennio fa il fondo ideologico del consenso era orientato (a sinistra) verso l’internazionalismo proletario e (a destra) verso lo Stato etico, oggi i residui ideologici, diciamo spirituali, i grandi valori, si sono appiattiti sul vago processo di globalizzazione capitalista. Ciò ha comportato un livellamento dei mezzi culturali impiegati, raggiungendo miserie mai conosciute prima, nemmeno dalla destra che meno si differenziava dal manganello. Poche attenzioni culturali si riversano quindi nello sforzo di reperimento del consenso, e ciò produce un’ideologia spicciola che consente di dare aria alla gola di un politico qualsiasi. Stando così le cose alcuni ritengono che il ricorso alla provocazione potrebbe sortire qualche effetto interessante. Ma cos’è una provocazione? Un dire o un fare che rompa con la tranquillità e la buona educazione. Quindi qualcosa che contraddica la stupida loquacità con cui tutti i giorni reciprocamente ci addormentiamo inducendoci ad accettare un’esistenza che riteniamo inadeguata ai nostri presunti desideri di diversità. C’è da chiedersi se è possibile romperla con la stupidità. Domanda angosciante. Ognuno di noi custodisce quella sorta di idiotismo privato che considera fuori discussione, un serbatoio di opinioni costruite bene che aiutano a tirare avanti. Ma nessun funzionalismo ha mai salvato la vita a qualcuno. Ci accingiamo a morire con tutte le nostre benefiche supposizioni senza battere ciglio, pensandoci splendidamente equipaggiati per raccattare tutte le espressioni che collezioniamo come singoli istanti di una lunga malattia.
Una torta in faccia fa ridere, una stilettata di nascosto fa stringere i denti in un ghigno altrettanto stupido. I nemici si sono rafforzati e non troviamo la strada per frantumare il loro muro difensivo. Hanno smaterializzato le pietre con cui questo muro è costruito, lo hanno fatto mentre noi ci baloccavamo con le più svariate supposizioni, accèttati fratello dalle mani callose, dalla pelle scura, dal sesso incerto, fratello che hai tutte le carte in regola, accèttati e te ne saremo grati, ti aiuteremo nella tua lotta per farti spazio, per essere ancora più accettato, perché poi tu possa, onestamente peraltro, darci un bel calcio nel sedere, dopo che hai ottenuto quei riconoscimenti che adesso ti mancano.
Le artificiose formule con cui ci siamo disposti all’azione si ripresentano adesso come fantasmi mentre i loro riflessi virtuali abitano ormai aule universitarie, osservatori astronomici e templi indiani. La provocazione dovrebbe insistere nei loro riguardi, procedere oltre l’àmbito di competenza del nemico, visto che questo territorio si è esteso fino al limite delle nostre tende, estendersi per contestarci l’identità che abbiamo appiccicato sul vero e sul giusto, sui risultati considerati indiscussi e su di uno stile che niente e nessuno pensavamo potessero espropriarci e che adesso vediamo dilagare nella cultura di dominio.
Contenuto del volume
Parte prima: Il falso: Breve nota introduttiva – Introduzione al falso – Il falso Sartre – Jean-Paul Sartre, Il mio testamento politico – All’origine della verità – Martin Heidegger e Parmenide di Elea – Karl Jaspers – Max Stirner – I due estremi della medesima tesi
Parte seconda: L’osceno: Il traghetto ambivalente – Introduzione all’osceno – Senza titolo – Il marchese de Sade – Antonin Artaud. Il teatro e il suo doppio – Sylvan Maréchal. L’uomo senza Dio – Leopardi. L’universo non ha causa fuori di sé

Alfredo M. Bonanno
Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista

Opuscoli provvisori – 14
2009, 2a ediz., pagine 176
euro 4,00

Pensare a una serie di rapporti stabili fra compagni nell’ambito del bacino del Mediterraneo, nucleo essenziale da cui partire verso una possibile maggiore ampiezza futura, anche al di là degli iniziali limiti geografici, è stato un sogno accarezzato per lunghi anni. Non un feticcio organizzativo qualsiasi, una sigla forte e altisonante, che come un manichino spaventapasseri tenesse lontano i malintenzionati repressori e attraesse le anime pure degli anarchici desiderosi di conoscersi, ma qualcosa di concreto, di reale, capace di andare al di là degli aspetti formali, o, se si preferisce, di bandiera, per essenzializzare il problema. Tentativi in questo senso ce ne sono stati tanti, tutti animati da una prospettiva più ampia, più generica, quella che di regola alimenta gli incontri fra compagni a livello internazionale, una conoscenza importante per entrare in possesso, in maniera diretta, di quelle notizie che solo chi abita in un posto preciso possiede. Gli aspetti repressivi, quasi sempre, molto meno anche le iniziative di lotta, intese queste ultime nel senso preciso del termine, cioè quando siamo noi, proprio noi, a prendere in mano il gioco e a condurlo a modo nostro. Il progetto dell’Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista è sufficientemente delineato in questo libro, il suo percorso è ancora tutto da immaginare.

Alfredo M. Bonanno
Come un ladro nella notte

Opuscoli provvisori – 13
2009, 2a ediz., pagine 108
euro 4,00

L’azione che non mi coinvolge, che non mi cambia la vita mettendomi a repentaglio, è un semplice fare, una routine che rischia di infettare perfino la mia stessa quotidianità. Vorrei, e lo sto facendo, scrivere tutto questo per gli altri, per me questo è un male necessario al quale cerco in ogni modo di sfuggire. Quando trovo un lettore ho un tuffo al cuore e mi chiedo se finalmente è arrivato chi riuscirà a leggere quello che anche io, solo io, riesco a intravedere a malapena in quello che scrivo. La libertà, e quindi anche l’anarchia, non va raccontata, è una condizione cieca, non si lascia mettere per iscritto. La volontà l’azzera solo apparentemente, per meglio controllarla, ma non può mai cancellarla del tutto. Perfino nei peggiori, nei mestatori e nei venduti, si trasforma in falsa coscienza e morde senza pietà. La volontà campa a credito della libertà. Il dolore che porta con sé non si distingue facilmente dal piacere. L’anarchia è il massimo livello della libertà, riconoscere questo itinerario, scoprirlo, seguirlo, sono esercizi massacranti e richiedono una certa tendenza omicida. L’anarchico non sogna distruzioni, distrugge. L’anarchia, e quindi anche la libertà, non può essere cercata come comunione conchiusa, perfetto completamento di quello che palesemente mi manca nella vita. Lo sforzo dell’azione è diretto, nella migliore ipotesi, a una delusione, alla constatazione di una sconfitta, ma questo fine è per pochi, sono difatti pochi quelli che non si fanno travolgere dal trionfo decretato loro dagli stupidi.

Alfredo M. Bonanno
Critica del sindacalismo

Opuscoli provvisori – 12
2009, 2a ediz., pagine 190
euro 4,00

Molte delle intuizioni e alcuni svolgimenti di pensiero contenuti in questo libro sono stati, in un certo modo, a volte violento, verificati nella realtà quotidiana di questo inizio di millennio. I sindacati sono diventati sempre di più quello che sono sempre stati, comprese le eventuali frange reggicoda. Non potevano avere sorte diversa. I lavoratori, colpiti in pieno dagli strumenti di disgregazione di classe, hanno rinculato fino a trovarsi con le spalle al muro. Guardandosi attorno hanno visto di essere rimasti soli, circondati da varie componenti produttive di riserva, disponibili a salari minimi, e hanno finito per perdere la fiducia in se stessi dopo averla persa nei loro dirigenti sindacali. Ormai questi ultimi, nei luoghi della produzione svolgono il semplice ruolo di cinghie di trasmissione con la classe dirigente degli inclusi, più che con quella politica dei partiti, disgregatasi anch’essa e in preda a problemi tutti suoi, dei quali, in questa sede, non mette conto parlare. Le esplosioni di rabbia sono altro, e da queste, come da manuale, il sindacato si mantiene lontano. Per molti aspetti questo libro continua a colpire il chiodo quando è ormai del tutto entrato nella parete. Un de profundis? forse no, chissà? In queste cose non si sa mai. Arrivederci sulle barricate.

Alfredo M. Bonanno
Anarchismo insurrezionalista

Opuscoli provvisori – 10
2019, 3a ediz., pagine 192
euro 4,00

Dietro ogni aspetto della teoria anarchica insurrezionalista si nasconde un progetto, non dico un quadro asfittico completo in tutte le sue parti, ma un progetto sufficientemente individuabile, ben al di là di queste pagine. Se non si tiene conto di ciò nessun chiarimento analitico potrà fare molto, anzi correrà il rischio di restare quello che è, un insieme di parole che pretendono contrastare la realtà, pretesa incongruamente idealista. Ciò non vuol dire che il problema del metodo possa essere affrontato di punto in bianco senza tenere conto di quanto è stato detto in tutte le salse, sarebbe una ingenuità. In questa prospettiva non ci sono scorciatoie né ricette privilegiate, solo il duro lavoro rivoluzionario, lo studio e l’azione distruttiva. Nel volere essere liberi c’è una mostruosa tentazione, occorrerebbe squarciarsi il petto. Di già la stessa parola libertà è uno scandalo, che la si riesca a dire senza arrossire è uno scandalo. Che io insista a dire questa parola senza far fronte alle conseguenze che l’essenza stessa di quello che questa parola sottintende e mi pone di fronte è altrettanto scandaloso. La libertà, in fondo, non può essere detta, quindi questa parola, libertà, è ingannatrice, e mi inganna nel momento che la pronuncio.

Alfredo M. Bonanno
La bestia inafferrabile

Opuscoli provvisori – 9
2009, 2a ediz., pagine 128
euro 4,00

A braccarlo a lungo, l’animale diventa feroce. Si accorge di quanto le pretese convivenze civili siano ridicole fattezze del feticcio statale, e di come al di sotto resti intatta l’antica sostanza repressiva del dominio, quella dell’assolutismo indiscutibile perché certo della propria forza. La bestia ne aveva avuto sentore, anche quando la si accarezzava nel senso del pelo, quando le si rivolgevano parole fraterne di conforto e tolleranza, perché non sentisse fino in fondo gli aculei del collare o i denti del morso con cui si frenava la sua esuberanza bonaria e vogliosa. La catena era stata allungata fino ai margini del campo e, in tempi recenti, perfino colorata. Così, i suoi occhi di belva mansueta avevano potuto vedere, come in sogno, quel che restava del paesaggio lontano, mai raggiunto perché irraggiungibile, sempre desiderato. E allora, come per gioco, aveva cominciato a mostrare i denti al padrone, a fargli qualche versaccio maleducato, qualche ululato di troppo. Non è che il padrone non ha più fiducia nella catena, sia pure allungata, è che non gli va che la cosa si venga a sapere, che altre bestie incatenate si permettano di digrignare i denti, di fare versacci o ululare guardando con occhio voglioso il lontano paesaggio di libertà che mai avrebbero dovuto guardare.

Alfredo M. Bonanno
Chiusi a chiave. Una riflessione sul carcere

Opuscoli provvisori – 8
2013, 4a ediz., pagine 104
euro 4,00

Il carcere è la struttura portante della società in cui viviamo. Una società progressista, educatrice, permissiva, una società che si lascia guidare da politici illuminati, contrari ad ogni ricorso alla maniera forte, una società che guarda scandalizzata ai massacri più o meno lontani che costellano la carta geografica del mondo, questa società che sembra abitata da tanti cittadini per bene attenti solo a non danneggiare il verde e a pagare il minimo possibile di tasse, questa stessa società che si crede lontana dalla barbarie e dall’orrore, ha il carcere alle porte. L’esistenza di un luogo dove uomini e donne vengono tenuti chiusi in gabbie di ferro guardati a vista da altri uomini e da altre donne che stringono in mano una chiave, un luogo dove esseri umani trascorrono anni e anni senza fare niente, assolutamente niente, è il massimo segno dell’infamia. Scrivo nel carcere di Rebibbia e non mi sento di modificare nulla della conferenza da me fatta a Bologna alcuni anni fa. Niente può cambiare il carcere. Esso è un bubbone che la società cerca di nascondere senza riuscirci. Come i medici del Seicento che curavano la peste mettendo unguenti sui bubboni ma lasciando i ratti fra le immondizie, così i nostri specialisti a tutti i livelli delle gerarchie carcerarie cercano di mettere coprivergogne per nascondere questo o quell’aspetto più orribile del carcere. Distruggerlo senza che di esso rimanga pietra su pietra.

Alfredo M. Bonanno
La tensione anarchica

Opuscoli provvisori – 7
2013, 3a ediz., pagine 56
euro 4,00

Il processo in base al quale la tensione anarchica verso la libertà svuota se stessa della conoscenza non è mai ricordato come uniforme, non avviene tutto in una volta. La presa di coscienza non è un sacco che si vuota, alcuni elementi della conoscenza raffrenante non sono dettagli che si tolgono via a proprio gradimento, altri non possono essere tolti che con grande difficoltà e, non appena tolti, cercano in tutti i modi di ritornare al proprio posto. La paura di restare in balia dell’ignoto rimane forte. Sono portato, ed è naturale, a considerare più importanti gli elementi conoscitivi che tolgo via con maggiore difficoltà, ma questa purificazione non assegna una graduatoria né qualitativa né quantitativa. La parola, di fronte a questi sforzi, ha reazioni sue, non risponde mai in modo adeguato alla follia della tensione distruttiva, difatti non può quest’ultima presentarsi come progetto progressivo e dettagliato. La sua danza ricorda più quella del dio delle donne che la sapienza dominatrice di Atena.

Alfredo M. Bonanno
Distruggiamo il lavoro

Opuscoli provvisori – 4
2013, 4a ediz., pagine 36
euro 4,00

Capire il fare significa capire la speranza. Fare è sperare il completamento. L’immagine emblematica è quella del collezionista. Atroce, ma veritiera. Nel mondo io sono il fare, mi progetto e mi ricordo come fare. Vivo la vita e non voglio che sia altro dal fare, in caso contrario avrei paura di non viverla, di lasciarmela sfuggire. Il volere, che mi domina, non è altro che fare, il volere fare è una forma riflessa di fare, fare anch’esso. Il lavoro è una forma particolarmente acuta del fare, la forma coatta per eccellenza. Non ho certezza del fare che intraprendo, ma è la completezza a cui miro. So bene che questa prospettiva tranquillizzante non è praticamente accessibile, ma la tengo davanti agli occhi mentre timbro il cartellino ogni mattina. Spero che non sia così, anche se so che è così, che la morte verrà e concluderà la partita per sé e non più per me. Inafferrabile e lontana è la completezza, essa risiede nella straordinaria rarefazione della qualità e mi affascina non con la sua pienezza, che posso attingere solo con intuizioni coinvolgenti e pericolose, comunque non durature, ma con l’inganno del desiderio, vuota immaginazione che la necessità riempie di contenuti presto assimilati nel processo produttivo. Distruggendo il lavoro che mi opprime, sabotando l’amministrazione del mondo, mi accingo a passare oltre, a guardare che c’è oltre la siepe che chiude la prospettiva dell’orizzonte.

Alfredo M. Bonanno
La gioia armata

Opuscoli provvisori – 2
2013, 3a ediz., pagine 74
ESAURITO - Ristampa in Vedi Piccola biblioteca n.2

Il compagno che ogni mattina si alza per andare a lavorare, che s’incammina nella nebbia, che entra nell’atmosfera irrespirabile della fabbrica o dell’ufficio, per ritrovarvi le stesse facce: la faccia del capo reparto, del conta-tempi, della spia di turno, dello stacanovista-con-sette-figli-a-carico, questo compagno sente la necessità della rivoluzione, della lotta e dello scontro fisico, anche mortale, ma sente pure che tutto ciò gli deve apportare un poco di gioia, subito, non dopo. E questa gioia se la coltiva nelle sue fantasie, mentre cammina a testa bassa nella nebbia, mentre passa ore nei treni o nei tram, mentre soffoca sotto le pratiche inutili dell’ufficio o davanti agli inutili bulloni che servono a tenere insieme gli inutili meccanismi del capitale.

Alfredo M. Bonanno
Io so chi ha ucciso il commissario Luigi Calabresi

Opuscoli provvisori – 1
2013, 4a ediz., pagine 120
euro 4,00

Se questo mondo si basa sulla giustizia commisurata, sui calcoli numerici di un dare e un avere, di un punire per il torto fatto e di fare un torto per la pena subita, si tratta di un mondo che non ha niente a che fare con quell’idea di giustizia venuta fuori collettivamente in quel momento, quella sera, nel Cimitero Maggiore di Milano. Ecco quindi che quella sera, senza che nessuno lo volesse o lo sapesse, è venuta fuori un’idea di giustizia che prima non c’era, un’idea che travalica e rende risibile il singolo desiderio, la singola fantasia di sparare in bocca al buon commissario Calabresi, desiderio e fantasia coltivati senz’altro dalla quasi totalità dei presenti.
Ecco perché io so chi ha ucciso il commissario Luigi Calabresi, il 17 maggio 1972, sotto casa sua, in via Cherubini 6, a Milano, alle nove e un quarto del mattino.
Nessun perdono. Nessuna pietà.

Alfredo M. Bonanno
Potere e contropotere Seconda edizione con l’aggiunta di sette studi preparatori

Pensiero e azione – 2
2012, 2a ediz. 1a rist., rilegato in tela, pagine 372
euro 20,00

Per certi aspetti Potere e contropotere, titolo infausto che non ebbe mai a incontrare fortuna presso i lettori, costituisce un avanzamento nei riguardi de La distruzione necessaria.
Pur restando prigioniera di alcune ottusità di fondo, che il lettore individuerà facilmente, l’analisi si sviluppa più ampia e determinata. La preoccupazione principale permane quella di fornire elementi organizzativi alla spinta rivoluzionaria e insurrezionale di base, spinta che negli anni immediatamente successivi al Sessantotto sembrava quasi stesse per arrivare alle sue conseguenze estreme.
Un altro elemento di riflessione è costituito dall’insieme dei dubbi avanzati in merito alla possibile costituzione immediata di una società libera, libera in modo definitivo, cioè di una società anarchica. In quegli anni ormai lontani non si faceva nessuna, o quasi, attenzione ai pericoli di un veloce recupero da parte della repressione. Insistendo negli accorgimenti di difesa e di recupero di una rivoluzione libertaria la si può inavvertitamente indirizzare verso una terribile reazione, magari sotto lo stesso nome di anarchia, e le esperienze spagnole qualcosa avrebbero dovuto insegnare agli organizzatori rivoluzionari di ieri e di oggi.
Contenuto del volume
Introduzioni – Potere e contropotere – Studi preparatori: 1. Il potere della fisica [1965]; 2. Ideologia e utopia [1970]; 3. Sfruttamento e lotta dei lavoratori; 4. Lavoro manuale e lavoro intellettuale [1975]; 5. Il sistema rappresentativo e l’ideale anarchico [1975]; 6. Saint-Simon e Marx [1970]; 7. Saggio su Proudhon [1970]; 8. Keynes e Galbraith

Alfredo M. Bonanno
Palestina, mon amour Quarta edizione

Pensiero e azione – 9
2024, 4a ediz., brossura, pagine 356
euro 20,00

Nell’aprile del 2004, appena entrato nel carcere di Trieste, ho scritto un testo abbastanza approfondito sul male radicale, sul progetto di distruzione totale degli Ebrei, studiato e parzialmente posto in atto dai nazisti. In questa occasione, per la propria volta, ho raccontato – non so perché ma mi è venuto su spontaneamente, senza alcuna remora, forse a causa del trovarmi in prigione, ma forse per l’estrema radicalizzazione della lotta in corso tra Israeliani e Palestinesi – la tortura che ho subito a opera degli uomini del Mossad nel lontano 1972. Non credevo possibile che questo racconto, per altro raccorciato in poche righe e senza indicazioni non necessarie, potesse interessare qualcuno. Dopo averlo visto scritto sulla pagina, mi sono accorto che interessava me. Un angelo impazzito aveva azzerato il mondo. Il deserto era il risultato, un orrendo geroglifico incomprensibile. Le indicazioni della catastrofe sono il portato più comprensibile della conclusione. Il trionfo della mediocrità è garantito, il mondo trionfa continuamente su se stesso, strato su strato. La storia è testimonio inattendibile e nauseante. Ritiene che ci siano intervalli nella mediocrità, che qualcuno in essa lasci il segno della propria geniale intelligenza. Invece i segni discontinui sono solo la conseguenza di un aumento di stupidità. Una massa greve e repellente, indurita dai tentativi ripetuti invano, una delusione senza sosta, ferita che scende in profondità, tutto questo mi grava sul cuore. Niente brividi, sono sempre io, anche quando getto uno sguardo nell’abisso. Oltre il gelo e il male della vita che quotidianamente mi assilla, oltre lo sgomento e la malinconia, oltre la rabbia dei giusti e la malvagità degli stupidi, oltre le menzogne che aiutano a sopravvivere, oltre i meschini scopi che giustificano i feroci mezzi, oltre gli ideologi e i massacratori, placidamente si distende la realtà, sicura, incontaminata, priva di spiegazioni scribacchiate in tutta fretta da mezzani inconcludenti. Scarafaggi, serpi, cavallette e la polvere falsamente furiosa di sognatori e poeti che la realtà disperde ai quattro venti.

Alfredo M. Bonanno
La dimensione anarchica Seconda edizione riveduta e corretta

Pensiero e azione – 8
2013, 2a ediz. 1a rist., rilegato in tela, pagine 558
euro 20,00

Ognuno dei pezzi qui presentati – non certamente come capitoli di un libro ma come testimonianze di un’evoluzione e di una presa di coscienza rivoluzionaria – è un mondo in continua produzione che non può essere considerato completo, anche se qui viene presentato a partire da un punto del discorso per finire in un altro, generalmente come se quest’ultimo punto fosse un approdo. Tale constatazione è falsamente evidente perché la sua approssimazione non è legata a una questione di mancanza quantitativa ma a una deficienza qualitativa, la quale non appartiene al meccanismo stesso nella sua incompletezza. Questa insufficienza è una sua condizione di parziale libertà, quella che la volontà lascia che sia lo spazio ristretto dentro il quale mi muovo per avere l’impressione di scegliere su mia decisione. In effetti sono costretto a queste decisioni di cui sono in una certa misura prigioniero. È di questa volontà che devo andare in cerca per stanarla e circoscriverla, per arrivare ad aggirarla e andare oltre. Ci sono momenti in cui la strada verso la diversità si apre, ma non sono momenti di particolare solennità, e momenti in cui la superstizione del fare mi attanaglia più che mai. Sono i primi, questi sprazzi di intuizione, che mi vengono a visitare e che mi si concedono spesso senza specifiche sollecitazioni. Questo libro è pertanto un Bildungsroman, un romanzo di formazione, se non altro per quel che riguarda il mio modo di scrivere, oltre che il mio modo di fare i conti con i concetti di efficienza e di acquisizione. Non è stata facile questa lotta, condotta dentro me stesso senza esclusione di colpi. La distruzione dei miti dell’efficienza delle élite, del ruolo guida degli intellettuali, della funzione militare all’interno dell’accadimento rivoluzionario, è stata lunga e faticosa. Parallela, in ogni caso, alla ritrosia a dichiararmi partecipe di un simbolo, di una bandiera, sia pure quella anarchica che, per definizione, dovrebbe essere aliena da connotazioni sclerotizzate.

Alfredo M. Bonanno
Teoria dell’individuo. Stirner e il pensiero selvaggio

Pensiero e azione – 7
2021, 4a ediz., brossura, pagine 385
euro 20,00

Un pensiero selvaggio, ecco ciò di cui abbiamo bisogno. Quello di Stirner è un contributo in questa direzione. Come tutti i contributi è soltanto un tentativo, non solo non arriva a conclusioni (e perché dovrebbe?) ma si costruisce da sé gli anticorpi per evitare di arrivarvi. E questo è il massimo segno dell’attitudine selvaggia.
Come trovarci nel mezzo della bufera? Ecco la domanda cruciale. Per quanti sforzi facciamo siamo sempre in avvicinamento, ci approssimiamo. Il salto vero e proprio è troppo traumatico per parlarne. Siamo fiduciosi che la verità di cui siamo fermamente convinti ci farà luce durante il cammino. Le illusioni tardano a morire.
Contenuto del volume
Introduzioni – Max Stirner, il filosofo de L’unico – Il riferimento a Hegel – Contributo a una lettura critica de L’unico – Individualismo e comunismo: una realtà e due falsi problemi – Il mostro in ognuno di noi – Oltrepassamento e superamento – Coerenza e incoerenza – Crisi e fallimento – Iconoclasti fino in fondo – Le paure del signor de Taillandier – L’antigiuridismo di Max Stirner – Un refrattario – La prima traduzione francese de L’unico – Individuo e diversità

Alfredo M. Bonanno
Max Stirner Seconda edizione riveduta e corretta con l’aggiunta delle Annotazioni di Bergamo

Pensiero e azione – 6
2012, 2a ediz. 1a rist., rilegato in tela, pagine 424
euro 20,00

La fondatezza delle proprie scelte, quella che viene fuori dalla cosiddetta autodeterminazione, il sogno di ogni buon anarchico con le carte in regola, è il risultato di un battibecco tra larve, viene alla luce di una vita effimera, riconforta perfino la ferocia di un pensiero massimalista, ma non è in grado di sollevarsi al di sopra dei propri limiti (e come potrebbe?). Quanti cantori del desiderio ho visto palleggiare terrorizzati fra le mani, nell’indecisione dell’attimo, l’improrogabile destino munito di miccia fumante.
Stirner è un feroce facitore di astrazioni, produce un meccanismo odioso di oggettive verificazioni, nessuno dei suoi lettori – nemmeno i critici più estremi – ha potuto trovare una falla in questo meccanismo. Ma alla fine, il critico più estremo è vittima delle sue stesse conclusioni. Giunti alla conclusione de L’unico ci accorgiamo che né lui, né noi, possiamo andare avanti. Il territorio che ci si apre è quello della desolazione, il territorio selvaggio dell’ “assolutamente altro”.
Contenuto del volume
Introduzioni – L’ambiente e la formazione filosofica di Stirner – Analisi dell’opera stirneriana – Il falso problema dell’individualismo – Stirner e l’anarchismo – Annotazioni di Bergamo [1989]

Alfredo M. Bonanno
Teoria e pratica dell’insurrezione

Pensiero e azione – 5
2008, 2a ediz. 1a rist., rilegato in tela, pagine 416
euro 20,00

Non dico che questo libro, che vede adesso la sua seconda edizione dopo quasi vent’anni, sia all’origine delle teorie insurrezionaliste, sarebbe una grave imprecisione, comunque la sua parte l’ha fatta e speriamo che possa continuare a farla.
Come al solito, ogni teoria che cerca di andare oltre il ristagno che alimenta soltanto pratiche ripetitive trova due ostacoli: uno interno e uno esterno. Se si tratta di una teoria rivoluzionaria il primo ostacolo lo trova nel movimento stesso, il quale non ama molto sentirsi turbare nelle sue sonnolente ritualità di confine. Ricavatosi una nicchia da qualche parte, qui attende tempi migliori custodendo con ansia i propri eritemi.
Non solo rumori nella notte, anche pratiche più ampie, partecipazioni a lotte specifiche, collocate esattamente nel tempo e nello spazio, lotte caratterizzate da un processo repressivo in corso contro il quale la gente cerca di fare qualcosa. Non crociate generalizzate contro i simboli del dominio, ma lotte intermedie, più modeste, visibili a occhio sprovvisto di lenti ideologiche, lotte contro qualcosa che impedisce di vivere qui e subito, lotte che recidono una o molte delle condizioni minime per non fare scadere la propria vita nel codardo accomodamento del giorno per giorno. Lotte per la casa, per l’acqua, per ridurre l’inquinamento, contro gli armamenti, contro le industrie dannose alla salute, ecc. E qui si fa luce con prepotenza il discorso sul metodo.
Contenuto del volume
Introduzioni – Parte prima: 1. Che cos’è l’insurrezione – 2. Lotta rivoluzionaria e insurrezione – 3. La ribellione - 4. La logica dell’insurrezione – 5. Strategie e metodi insurrezionali – Parte seconda: 1. “Sinistra Libertaria” – 2. I nuclei autonomi di base – 3. Per l’organizzazione specifica – 4. La lotta insurrezionale a Comiso contro la base missilistica – 5. A noi il Papa non piace

Alfredo M. Bonanno – Gianfranco Bertoli
Carteggio 1998-2000 Con l’aggiunta della seconda edizione di Del terrorismo, di alcuni imbecilli e di altre cose

Pensiero e azione – 4
2013, 1a rist., rilegato in tela, pagine 480
euro 20,00

Gianfranco Bertoli ammazza quattro persone e ne ferisce molte altre davanti alla questura di Milano nell’anniversario dell’uccisione del commissario Luigi Calabresi. La sua intenzione era quella di gettare una bomba nell’atrio della questura in occasione della inaugurazione da parte di Mariano Rumor di un busto al “Commissario finestra”. Io non ho conosciuto Bertoli di persona, non ho avuto con lui che uno sporadico scambio epistolare quando mi trovavo nel carcere di Bergamo, ben presto chiuso perché malgrado la sua disponibilità, in fondo, avevamo all’epoca poche cose da dirci. Poi le lettere, le sue lettere. A volte un profluvio, tanto da riempire la pagine fino all’ultimo, senza lasciare neanche un piccolo spazio, a volte più lontane una dall’altra, per diventare alla fine svagate, quasi testimonianza della fine imminente. Non sono una lettura piacevole, né le sue lettere, né le mie. Ma non mi corre l’obbligo di dilettare i miei pochi lettori. La scrittura di Gianfranco è ridondante, ripetitiva, ricca di raddoppi aggettivali che rendono la lettura difficoltosa, ma sono la testimonianza diretta di un uomo che soffre, di un uomo debole che continua a soffrire. Ma non soffre per quelle morti, per quei dolori causati, né per l’obiettivo iniziale mancato, soffre per un altro motivo, ed è qui che me lo sono trovato vicino, fratello, al di là delle differenze caratteriali tra noi due.
Contenuto del volume
Prefazione – Introduzione – Carteggio 1998-2000 – Lettere di Bergamo (1989) – Appendice: Del terrorismo, di alcuni imbecilli e altre cose [1979]

Alfredo M. Bonanno
Nove studi su Hegel

Pensiero e azione – 3
2012, 1a rist., rilegato in tela, pagine 342
euro 20,00

Di fronte all’immane dimensione (e difficoltà) che presenta la filosofia di Hegel al lettore più o meno provveduto c’è da restare spauriti. Per un altro verso, devo qui confessare che sono rimasto spesso sbalordito di fronte alla capacità di lavoro di questo filosofo. La varietà degli interessi di ricerca, il materiale analitico approfondito e discusso criticamente, gli autori tenuti presente come conseguenza di letture fatte, in una parola il laboratorio di uno studioso degno di questo nome mi ha sempre impressionato negli altri e ho cercato, secondo le mie possibilità, di lavorare anch’io, con risultati che non so come valutare. È facile meravigliarsi del lavoro degli altri, mentre si tende a sottovalutare il proprio. Non sto qui esprimendo una perplessità sul valore di quello che ho prodotto dal punto di vista intellettuale, questo argomento mi è del tutto estraneo, ma solo come fatica e impegno, come mole delle ricerche, come ampiezza di riferimenti, come lettura e memorizzazione, come accumulo di notizie e capacità di selezione, ecc. E, in questa prospettiva, Hegel non è secondo a nessuno.
Il mio rifiuto del sistema, di ogni sistema filosofico, ma anche di ogni sistema di idee che pretenda vigilare e regolamentare la mia vita, non si è quindi appoggiato alla protesi della demonizzazione di ogni ricerca sistematica ma, al contrario, è entrato nelle più significative di queste ricerche uscendone di volta in volta fortificato invece che indebolito.
Hegel mi è stato spesso compagno di strada e non ha mai turbato i miei sogni di anarchico. Con buona pace di tanti censori in pectore.
Contenuto del volume
Nota introduttiva – Teoria dell’identità [1967] – La sintesi progressiva come crescita della coscienza [1971] – La fenomenologia di Hegel e quella di Husserl [1971] – Dialettica del pensato e dialettica del pensare [1975] – Attività della “Hegel-Gesellschaft” all’inizio degli anni Settanta [1965] – Inquietudini della vita [1971] – Intenzionalità progressiva [1971] – Gli studi hegeliani in Francia alla fine degli anni Sessanta [1969] – Metafisica [1971]

Alfredo M. Bonanno
La distruzione necessaria Seconda edizione con l'aggiunta di dodici studi preparatori

Pensiero e azione – 1
2012, 2a ediz. 1a rist., rilegato in tela, pagine 332
euro 20,00

Questo libro è stato scritto di getto nel febbraio 1968. Mille problemi urgevano dentro di me, avvolti nel bisogno di assolutezza che ingigantiva sempre di più. Proprio questo bisogno dettava i limiti del quadro interpretativo: uscire dalle regole, rompere con la sentenza uniformante che mi ospitava, dire questa rottura, dirla al più presto, a qualsiasi costo. Ogni esigenza è sempre un atto parziale, riflette e si nutre di quello che c’è in casa. L’armamentario giacobino è evidente in questo libro e il lettore deve tenerne conto. L’ideale anarchico è lontano ma non del tutto assente, emergerà più tardi. Mi muovo in quella direzione ma sono ancora portatore della misura rivoluzionaria appresa sui libri.
Segnare i punti di minore o maggiore distanza dall’anarchismo, dal mio anarchismo maturo, è opera inutile e fastidiosa. Il lettore può assolvere a questo compito, ma è pregato di non tenere conto dei risultati. Se quello che siamo è un universo assoluto, mai definibile con precisione, lo è come esigenza, come compito infinito mai completabile, implicito in ogni cosa che facciamo. Restare silenziosi come pesci in un acquario di fronte alle proprie arretratezze, ai conti da pagare con il passato, è vigliaccheria e stupidaggine. Se voglio diventare quello che sono è perché sono di già quello che diventerò. In caso contrario la partita è persa in partenza.
Ad assistere questa seconda edizione de La distruzione necessaria ho chiamato alcuni studi preparatori e collaterali in grado di fare vedere gli interessi più o meno dichiarati che completavano il quadro dei riferimenti.
Contenuto del volume
Introduzioni – La distruzione necessaria - Studi preparatori: 1. Storia: Ricerca di definizioni [1965]; 2. Il valore come delimitazione dell’esperienza [1965]; 3. Primo saggio su Machiavelli. L’uomo [1968]; 4. Secondo saggio su Machiavelli. Teoria della fortuna [1968]; 5. Terzo saggio su Machiavelli. Il metodo [1958]; 6. La realtà nel pensiero di Ortega y Gasset [1968]; 7. La storiografia moderna e il concetto di Medioevo [1969]; 8. La verità effettuale [1968]; 9. Fine e mezzi [1968]; 10. La teologia dei primi pensatori greci [1968]; 11. Analisi della normalità [1967]
 
 

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